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Memorie di campagna. Le prime esperienze di un ragazzino parte II


di deepmen
18.04.2022    |    26.258    |    8 9.5
"Me lo sono passato sulle labbra poi l’ho preso con la lingua..."

Come vi dicevo era normale fra ragazzi in campagna avere le prime esperienze insieme. Poi si diventava grandi e arrivavano le morose…
Passavo tutte le estati dai nonni in campagna, i nonni vivevano con gli zii che facevano andare la terra per il padrone. I miei genitori rimanevano in città: mio padre lavorava in fabbrica e la mamma stava in città per fargli da mangiare e pulire la casa.

Fra maschi al tempo non c’era pudore, si girava nudi se non c’erano le donne in giro.
Mio zio pisciava e si faceva la doccia davanti a me senza problemi. Una volta mentre pisciava io ero in bagno, avevo appena finito la doccia. Lo zio dopo aver scoperto bene la cappella del cazzo si è scrollato e una grossa goccia di piscio caldo mi è arrivata sulla guancia mentre mi asciugavo. Lo zio aveva un bastone largo e pieno di vene con un molta di pelle sulla cappella, due grosse palle pelose fra le cosce come abbiamo tutti in famiglia: il nonno, il papà, lo zio e i miei cuginetti.
Si è accorto di avermi schizzato in faccia e si è messo a ridere:
“ahah dai è la piscia dello sio! Non far la fighetta di città Gianni!”.
Si è passato il pollice con l’unghia sporca sulla cappella lucida per pulirla meglio.
“Se vuoi far bella figura con le ragasse devi pulirlo bene eh! Fra un po’ vedrai. Tienilo pulito anche tu, dai fammi vedere se è a posto”.
Mi ha tolto l’asciugamano e ha preso il mio pisello nel palmo della sua manona ruvida, poi lo ha scappellato fino in fondo, piano piano per non farmi male.
Avevo già un buon cazzo per la mia età e la cappella lucida è venuta fuori dalla rosetta di pelle che tirava con le sue ditone che erano più grosse del mio pisellino. Mi ero appena fatto una seghina nella doccia ( me ne facevo almeno tre al giorno) e la cappella era bagnata con un filo di sborra ormai trasparente che scivolava fuori dal buchino. Lo zio ci ha passato sopra pollice.
“Devi pulirlo meglio casso! Ma ti sei toccato? Vabbè normale da ragazzino…ma bisogna pulirlo sai? Devi stare attento attorno alla cappella dove si fa una cremina bianca…ti faccio vedere…”
e ha passato il suo ditone sotto il bordo della cappella che era diventata tutta rossa e gonfia.
“Va bene non era così sporco dai! Ma mi raccomando che alle ragasse non piace se non è pulito…”.
Mi ha allargato la fessura sul glande tirando la pelle con le dita, la piccola fighetta che abbiamo noi maschi sulla cappella. E’ uscita un’altra piccola goccia di sborra che ha raccolto col suo pollicione, si è pulito il dito sulla coscia e mi a preso le palle nel palmo della mano, le ha palpate bene una per una dal basso verso l’alto. Per fortuna mi ero appena segato altrimenti gli avrei sborrato in mano e mi sarei vergognato. Ero tutto rosso e guardavo in basso mentre il cazzo mi veniva quasi duro, vedevo le gambe muscolose dello zio che aveva ancora le mutande calate e il cazzo moscio con la cappella scoperta dalla pelle, una goccia di piscio ancora attaccata alla fessura.
“Tutto a posto, per la tua età sei sviluppato bene Gianni, anche i tuoi cugini sono a posto come te. Hai poco pelo perché sei ancora un ragazzino, poi vedrai che cresce ma le palle sono già grosse come quelle dei grandi. La cosa più importante sono i coglioni. Mi raccomando non toccarti tutti i giorni però eh! Va bene ogni tanto ma troppo fa diventare deboli e il casso non si sviluppa bene per quando avrai la morosa! Quando viene caldo va bene una volta al giorno ma d’inverno una volta alla settimana basta. Lo dico sempre anche ai tuoi cugini ahah, quelli si toccano sempre … ma sì non preoccuparti lo facevo anche io: è l’età casso! ”.
Poi è uscito dal bagno mentre si tirava su le mutande e si metteva a posto i coglioni.

Da ragazzino giravo sempre con il mio cuginetto Santo che aveva la mia età: piccoletto, biondino, grassottello, due occhioni azzurri, senza peli, ancora liscio e bianco come una femmina. Aveva un pisello un po’ più piccolo del mio ma era sempre in tiro e se penso al suo culetto pieno e rotondo mi viene ancora duro, mi faccio ancora delle sborrate... Si andava a pescare nei fossi, si girava per i campi.
Le prime seghe me le sono fatte con lui nei campi di granoturco. Lasciavamo le bici nascoste dietro un albero e ci infilavamo nel campo. Ci spogliavamo e ciascuno si menava il suo mentre guardava il pisello dell’altro, si aspettava a vedere la sborra dell’altro per schizzare dopo: era una gara a chi resisteva di più. Venivamo anche due o tre volte, durava tutto il pomeriggio e si tornava a casa tutti spompati con le palle che ti facevano male. Da ragazzini con i coglioni pieni è dura resistere. Santo il mio cuginetto veniva sempre nel palmo della mano per non sporcare i vestiti poi si puliva con le foglie del grano turco.
“L’ hai mai assaggiata la tua Santo?”, gli faccio io.
“Qualche volta…quando non ho niente per pulirmi, e tu?”, mi fa Santo con la sborra nel palmo della mano, attento a non farla colare, era già la seconda volta che venivamo.
“Qualche volta…che sapore ha la tua?”, dico io.
“Mah…salata, una panna salata…” mi risponde Santo.
“Fammi sentire dai…”, dico io curioso.
Gli ho passato un dito sul palmo della mano che iniziava a colare. Era densa e cremosa come da ragazzini, un filo di sborra mi è rimasto attaccato al dito come la mozzarella della pizza. Me lo sono passato sulle labbra poi l’ho preso con la lingua.
“A me piace, un po’ salata…Santo”, gli dico io mentre mando giù la sua sborra..
Ho dato gli ultimi due colpi e ho sborrato anche io. Lo schizzo mi colava nel pugno della mano, gli ho dato una leccata come si fa a un cono gelato.
“Anche la mia salata ma meno della tua”, dico io.
“Dai che l’assaggio anche io…sì è un po’ salata ma anche dolce…la prossima volta ce lo succhiamo così non ci sporchiamo Gianni”.
“Ma non è una cosa che fanno i finocchi?”.
“Ma noi non siamo finocchi dai… una volta io l’ho succhiato a quello della cascina Belvedere che viene a scuola con me, lui è già stato con le ragasse”.
“E l’hai bevuta tutta la sua sbora? E’ quello con i capelli rossi e le lentiggini?”.
“Si è lui, se ti abitui è buona eh! Mi ha detto che quando provi con le ragasse è molto bello…più bello che fra maschi ma dice che loro è difficile convincerle allora una volta fuori da scuola mi ha chiesto se lo prendevo in bocca che è quasi bello come una figa ”.
“Allora ok, la prossima volta ce lo succhiamo e beviamo tutto. Non l’hai mai preso dietro?”.
“No, non sono finocchio!”.
Da quel giorno ci siamo succhiati i nostri cazzetti tutti i giorni e bevuto un sacco di sborrate, col tempo siamo diventati anche bravi, pompini che duravano delle ore. C’era una regola fra noi due: ogni goccia di sborra andava mandata giù fino in fondo. Mi ricordo ancora il mio pisello infilato fra le sue labbra, le sue manine che mi tiravano il prepuzio, la sua lingua calda sulla cappella e i miei getti di sborra nella sua bocca, sui denti.
Mi ricordo anche che era bello succhiare il suo cazzo che non era grosso ma gli schizzi di sborra mi riempivano la bocca e dovevo mandare giù tanta roba. Sborrava molto, il suo pisello era largo e non molto lungo aveva però due palle grosse sempre piene e un bel cespuglio riccio di peli biondi, gli unici peli che aveva in tutto il corpo. Mai goduto così tanto nemmeno con mia moglie e le altre ragazze che ho avuto.
Poco dopo ho capito che Santo lo faceva con altri ragazzini del vicinato. Quando erano in tiro vedevi che si avvicinavano a casa con la patta dei pantaloncini gonfia, si aggiustavano le palle e guardavano verso le nostre finestre. Santo scendeva e andavano nei campi…



Fin qui niente di strano per della gente semplice di campagna.
Mio cugino più grande Gino, il fratellone di Santo, aveva un po’ di anni più di noi e aveva già la morosa. Non stava mai con noi ragazzini. Lavorava i campi con lo zio e passava il giorno sul trattore. Un tipo moro ben piantato, riccio con un po’ di pancetta. Sempre in pantaloncini e scarponi. Era abbronzato col segno bianco lasciato dalla canottiera, dai pantaloncini spuntava sempre un gran ciuffo di peli nero sotto l’ombelico.
Gino andava sempre in giro con due suoi amici quando non era con la morosa. Bepi faceva l’imbianchino e aveva qualche anno di più, era sposato e aveva due bambini, Mario era un tipo serio e riservato, lavorava in un magazzino di ferramenta e aveva la stessa età di Gino. Andavano ogni tanto tutti e tre in città per scoparsi delle puttane dopo aver mangiato in trattoria.
Una sera mio cuginetto Santo, che dormiva in un letto matrimoniale col fratello come usava in campagna, mi aveva confessato che suo fratello Gino si era arrabbiato con lui:
“mi ha detto che era incassato con me perché gli facevo fare brutta figura… che tutti i ragassini andavano a dire in giro che io succhiavo il casso a tutti.
- Arrangiati eh! - mi fa mio fratello - …dopo dicono che sei un finocchio eh! Che figura di merda… Poi dai…casso…l’hai succhiato anche al mio amico Bepi che è sposato da poco e ha due bambini piccoli! Veniva da te a sborarti in bocca quando la moglie era incinta e non voleva dargliela! Casso Santo, Bepi è più grande di te! Ti sei fatto anche inculare? -
Io gli ho risposto che non era vero che il Bepi me lo metteva nel culo, che qualche volta glielo avevo succhiato ma solo perché mi aveva regalato 500 lire. Guarda Gianni mica l’ho fatto tante volte…”
“Vabbè Santo fai quello che vuoi, e con le 500 lire cosa facevi?” gli chiedo io.
“Andavo al cinema, mi prendevo una Coca al bar, quelle cose lì… il Bepi ha un pisello grande, il doppio dei nostri e sborra un sacco” mi risponde Santo, “ non sarebbe mica facile mandare giù tutto eh! Poi la sua sborra è amar, non è come la tua…una volta è arrivato col casso tutto sporco di bianco, sapeva di piscio, sai quando sotto la cappella si sporca se non te lo pulisci bene, e ho dovuto pulire tutto con la bocca. Mi ha chiesto se poteva metterlo dentro nel culo ma gli ho detto di no, che lo dicevo a mio fratello se lo faceva. Ti giuro però che la sua sbora non l’ho mai bevuta”.
“ Santo come fai a sapere che la sua è amara allora? ” faccio io.
“ Guarda una volta gli è venuta fuori sulla mia bocca, io non volevo…di solito mi giravo e la sua sbora mi andava sui capelli che dopo dovevo lavarmeli, non mi piaceva molto succhiarglielo ma mi dava ogni volta 500 lire…non era come con te: mi teneva ferma la testa e andava su e giù nella bocca, diceva che era meglio della figa di sua moglie che era comodo perché non aveva paura di fare un altro figlio con me…e rideva…durava 10 minuti nel suo furgone …poi mi regalava 500 lire.”
“ E poi Gino cosa ti ha detto? ” gli faccio io.
“ Il mio fratellone era proprio incassato quella sera… per la brutta figura diceva lui. Era arrabbiato perché aveva litigato con la morosa diceva.
Poi mi ha detto che se mi piaceva tanto succhiare il cazzo del Bepi potevo prenderlo in bocca anche a lui che è mio fratello…visto che ero un frocio e la sua morosa non voleva succhiarglielo perché diceva che non si fa.
Io gli ho detto che non sono frocio e sono diventato tutto rosso.
- Vedrai quando vai sotto naia come ho fatto io se non ti svegli ti tocca succhiarlo a tutti nella camerata coglione! Che figura di merda… - mi fa lui.
Mi ha dato un ceffone che mi veniva da piangere. Eravamo sul nostro lettone, lo sai che quando fa caldo dormiamo nudi visto che siamo fra maschi. A un certo punto mio fratello sposta le lenzuola e vedo che ha il picio che era diventato grosso e mentre mi guarda tutto incassato se lo scappella. Ho visto un sacco di volte il casso di mio fratello ma era diventato tanto grande… non come quello del Bepi eh! Come il mio ma un bel po’ più grosso“
“Ma quanti cassi hai succhiato Santo? Ma sei frocio?” gli faccio io un po’ geloso.
“Dai Gianni lo sai che è bello, a me non piace farmi le pugnette da solo. Mica sono frocio! Quante storie dai…siamo troppo piccoli ancora per le ragazze…”
“E allora cosa è successo Santo?” gli rispondo io.
“ Gino mi ha detto di non fare la madonnina visto che succhiavo il cazzo a tutti e mi ha dato una sberla in faccia, un male…poi mi ha tirato per un orecchio e mi ha avvicinato il naso ai suoi peli, lo sai che è peloso, ci ha infilato dentro il mio naso che non respiravo più.
Gino mi ha detto che con le ragasse non si può perché non vogliono ciucciarlo. Poi ha detto che la sua Maria è una brava ragassa mica una puttana, che certe cose si fanno solo con i froci o le puttane.
Io ce lo avevo piccolo perché mi veniva da piangere, avevo il picio più piccolino delle palle, allora Gino mi fa:- dai, adesso con me ti vergogni, ma col Bepi ti diventa grosso il casso o glielo ciucci e basta- ti giuro che lo succhio e basta mica sboro con lui, che schifo, faccio io a Gino, dai non possiamo noi che siamo fratelli… lo dico alla mamma.
- Lo dico io al papà cosa fai nei campi anche con Gianni , vabbè che è nostro cugino che è in famiglia ma vi fate le seghe tutto il giorno e, non sono scemo, ve lo ciucciate, per me vi bevete anche le sborate frocetti del casso - mi fa Gino, - dai passa almeno la lingua sulla cappella di tuo fratello casso, ubbidisci che ti pesto. Cosa ho io che non va? Lo succhi a tutti! Dai fammi vedere come diventa duro il tuo cassettino, ce l’hai piccolo sei proprio una donnina…che vergogna… -.
Allora io gli ho leccato la cappella che è grossa come quella del papà quando piscia ma più dura e rosa, anche il nonno ce l’ha così… si gonfiava un sacco fra le labbra. Era bella pulita però, ce lo ha insegnato il papà a essere puliti…poi tutto il bastone è diventato bello grosso e duro, sai che ha i coglioni grossi Gino come noi della famiglia, anche tu che sei nostro cugino hai le palle grosse.
- Casso meglio della Maria… - fa mio fratello - mica è una puttana lei…non vuole scopare fino a quando non la sposo, poi in bocca mai… solo tu che sei frocio…dai succhia…ma al Bepi prendi in bocca tutto fino alla gola? Dai fallo anche a me coglione! Dai che mi piace, bravo il mio fratellino finocchio. -
Allora l’ho mandato giù tutto fino alle palle, mi veniva da vomitare perché è mio fratello, il tuo lo succhio tutto senza fatica.
- Fratellino dai ciuccia bene! Meglio di quando scopo le puttane in città! Ogni tanto ci vado sai? Andiamo io il Bepi e Mario. Anche il papà lo sa, dice che è normale ogni tanto…mi allunga qualche soldo ogni tanto per il divertimento. Quelle troie non sono brave come il mio fratellino a ciucciare casso! Leccami bene le palle Santo , cazzo ci sai fare…sei proprio un ciuccia cazzi… -.
Allora i coglioni hanno iniziato a salire verso il bastone, tutto il sacco peloso delle palle si è alzato alla base del cazzo, ho sentito la cappella che diventava dura come un sasso. Gino mi ha bloccato la testa, guarda non respiravo…poi pensavo che era mio fratello…il quel momento è passato il papà nel corridoio per andare a letto allora Gino ha avuto paura, ha tirato su le lenzuola e mentre io rimanevo sotto le lenzuola ha fatto tre schizzi di sbora nella mia gola. Madonna che sborate! Sembrava colla, era dolce però! Salata solo un po’. Ha fatto altri tre schizzi sulle lenzuola perché mentre si è spostato per coprirsi con le coperte si è sfilato il suo cazzo dalla mia bocca.
Si è sporcato il letto così Gino si è arrabbiato con me e ha detto a bassa voce per non farsi sentire dal papà: - casso Santo così la mamma si accorge! Adesso pulisci tutto con la lingua! Che figura…la sbora nel letto…dai adesso leccala frocetto! - allora ho leccato i suoi schizzi sul letto, lui ha controllato che fosse tutto pulito bene e mi fa: - ma che casso piccolo che hai! Hai solo i coglioni grossi ma il casso dove è? Ahah - .
Io gli ho detto che era piccolo perché era mio fratello e non mi piaceva succhiarglielo. - Ma va… - mi ha risposto il fratellone - i cassi sono tutti uguali…se ti piace quello del Bepi…lui si vanta che il suo è bello grosso, è vero Santo? -.
Mmm forse un pochino più lungo.. dico io. - Ah più lungo il suo… - mi fa Gino, allora gli ho detto che però il suo casso era più largo e la cappella più grossa di quella del Bepi e che noi in famiglia abbiamo tutti il casso che ci assomiglia un sacco: il nonno, il papà…tu che sei cugino, allora mi ha chiesto perché io l’avevo piccolo, non ero della famiglia casso!.
Io gli faccio : casso Gino con te non mi diventa grosso…mi vergogno un po?.
- Vabbé la cosa importante è che quando ne ho bisogno tu mi tiri fuori la sbora perché mica sempre vado a puttane e la Maria è una brava ragazza, sei mio fratello! Succhia il casso a chi vuoi ma se vengo a sapere che ti fai anche inculare ti ammazzo…non fare il finocchio capito? Se mi gira una sera ti inculo io, io posso perché sono tuo fratello, decido io. Se dici a qualcuno quello che è successo ti uccido, ti faccio a pezzi. Capito? –“.



















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